Viaggiare da soli in Alaska

Categorie: Interviste

[box style=’info’] Mi chiamo Francesca, a qualche mese di vita ho iniziato a prendere aerei con i miei genitori e non appena ho avuto le capacità per farlo, credo di aver pensato che non avrei mai smesso di viaggiare. Il primo viaggio veramente da sola l’ho fatto a 17 anni a Londra.  Sono una studentessa universitaria di Psicologia, e ho interessi ed hobby che non si contano sulle dita di una mano, un esempio? Sono una clown di corsia con Croce Rossa ma anche una danzatrice dell’800! Mi piace cimentarmi in tanti ambiti diversi e imparare sempre, ogni giorno.[/box]



1. Come ti è venuto in mente di partire per l’Alaska da sola? Il film into the Wild ha contribuito?

Da un paio di anni mettevo da parte soldi che guadagnavo lavorando, poi ad un certo punto ricordo di aver pensato che avrei voluto destinarli in uno dei miei due principali sogni: comprarmi una Ducati (usata, ahimé) o partire per l’Alaska. Ho deciso di fare i bagagli, pensando che se non l’avessi fatto in quel momento non l’avrei fatto mai più. Il film che mi hai citato sì, ha influito, lo vidi anni fa e senza dubbio rientrò a pieno titolo tra i primi 10 film che preferisco, e ricordo che quando lo guardavo pensavo “devo visitare quelle terre così lontane”.



2. Quale è il periodo migliore e quale l’itinerario?

Leggendo le guide si capisce facilmente che il periodo che tutti consigliano è quello pienamente estivo in Alaska, ovvero quello che va da fine Maggio a metà Luglio. Periodo in cui ci sono poche probabilità di capitare in giornate piovose e fredde. Ovviamente coloro che hanno esperienza con la neve e il freddo ameranno il rigido inverno dell’Alaska e potranno partire già verso Novembre. Ho precisato “leggendo le guide”, perché io in realtà ho sforato il periodo estivo vero e proprio, essendo andata quando avevo disponibilità: dall’ultima settimana di Luglio a dopo Ferragosto. Sono stata molto contenta di aver avuto solo questo periodo libero e ho ringraziato me stessa per non aver badato troppo ai consigli: ho trovato solo una giornata piovosa ed anzi giornate molto soleggiate, ma la cosa più positiva in assoluto è stata che c’erano pochi turisti cominciando ad essere “bassa stagione”. E allora ecco che il mito delle strade deserte dell’Alaska si è fatto vero, e per miglia e miglia ero da sola in mezzo alla natura. Per l’itinerario è più difficile rispondere, nel senso che dipende se si viaggia da soli o in gruppo. Viaggiando in gruppo e quindi potendo risparmiare sui mezzi e sul pernottamento (dividendo i prezzi) si possono raggiungere distanze più lunghe. Io consiglio di partire da Francoforte con la compagnia aerea Condor (ahimè il velivolo era scomodissimo e 10h di viaggio stando stretti sono un inferno), è quella più economica. Si atterra ad Anchorage, e da lì si parte. Io sono rimasta tre notti nella capitale (non spendeteci troppo tempo, non ne vale proprio la pena), poi con un aereo sono volata a King Salmon, dove ho pernottato e preso un idrovolante per il Katmai National Park: la mia speranza era di vedere gli orsi che pescavano i salmoni lungo le cascate, ma era stagione troppi inoltrata, bisognerebbe andarci a inizio Luglio. Però è stata un’esperienza bellissima: ho visto circa 4 orsi e conosciuto tante persone interessanti.                                         Tornata ad Anchorage sono andata a ritirare la macchina che avevo noleggiato e sono partita verso nord facendo diverse tappe, in tutto una decina di cittadine fino al Denali National Park, bellissimo anche questo. Avendo avuto qualche giorno sarei volentieri andata fino a Fairbanks, i locali me ne hanno parlato molto bene. Questo è stato il mio itinerario in sunto, se qualcuno desidera avere informazioni più dettagliate può contattarmi via e-mail e sarò contenta di dispensare consigli ed informazioni.

3. Come si organizza un viaggio da soli in Alaska?

Si organizza con tanta,ma tanta curiosità e voglia di esplorare. Si organizza con una buona cartina alla mano, laptop sulle ginocchia e guida sul tavolo. Ho ascoltato le poche testimonianze di viaggiatori italiani che avevano fatto questa esperienza, ho letto e riletto la guida per capire dove andare, e soprattutto ho consultato il sito dello Stato dell’Alaska, il quale dopo avergli mandato un’e-mail con alcune informazioni, mi ha inviato a casa una carta geografica ottima e validi consigli.



4. Quali sono le difficoltà maggiori essendo un viaggiatore solitario?

Le difficoltà sono state davvero poche, potrei citare come aneddoto quella che mi ha aperto le porte non appena atterrata su territorio americano. Al controllo documenti l’agente della polizia non credeva fossi una semplice turista per via della giovane età (21 anni), del fatto che fossi sola, che avessi pochi dollari con me (400 in tutto, ma avevo 3 carte di credito e un conto in banca che ha opportunamente controllato) e che venissi da un paese per loro così lontano: era convinto varcassi il confine per cercare lavoro! Dopo 30 minuti di domande ha iniziato a chiamare alcuni hotel che avevo prenotato per accertarsi delle mie parole e convincersi così che sarei tornata a casa prima o poi. Scherzi a parte, le difficoltà sono state sorprendentemente poche, se non il prezzo: chi viaggia da solo in paesi molto cari (e l’Alaska lo è), sa che non potendo dividere i costi, per esempio del pernottamento, il totale sarà alto e così è stato per me. E’ stato sicuramente un viaggio molto dispendioso dal punto di vista economico ma non mi sono pentita di aver speso i miei soldi in questo modo, per fortuna ho optato per le terre estreme e non per la Ducati!

5. Cosa ha questo paese di così speciale, che sensazioni da questa natura sconfinata?

Uh, di cose speciali ne ha tante. Me ne sono resa conto una volta atterrata ad Anchorage, dove in aeroporto vi era un orso bruno imbalsamato, un elicottero “appeso al soffitto”, le montagne che si intravedevano in lontananza dando un’occhiata dalle porte a vetro scorrevoli, e delle signore vestite da ranger che da dietro un bancone davano informazioni. Di speciale, ad esempio, c’è il rispetto profondo e unico che i locali nutrono per la natura che li circonda: se in Alaska un orso avesse aggredito un umano nei boschi, nessuno avrebbe mai pensato di abbattere l’animale, ma anzi avrebbero detto “vai nel suo territorio a tuo rischio e pericolo sapendo a che cosa stai andando incontro”. Lì è la natura che comanda, l’uomo è solo un ospite che piano piano si sta facendo strada tra le foreste e i ghiacciai (è un territorio relativamente “giovane” dove l’uomo ancora non è arrivato dappertutto). Se si esce dalla città e dal caos della capitale, per esempio, si sentono le grida delle aquile, ma è anche molto facile, una volta tornati nel traffico, imbattersi in qualche alce che attraversa le strade principali fermando le macchine che con pazienza infinita le lasciano passare. L’Alaska è un territorio enorme, che ospita e vede ghiacciai, laghi, oceano, indigeni, cacciatori e pescatori, tundra artica, montagne, fiumi, foreste, fauna di tutti i tipi, insomma.. in una parola, è un territorio vario. La sensazione è di sentirsi limitati e liberi allo stesso tempo.

6. Si è così solitari o si incontrano facilmente altri viaggiatori?

Si è solitari se si vuole, si incontrano viaggiatori se si vuole. Gli ostelli sono pochi là e sono anche la soluzione più economica (e non solo, per certi versi anche la migliore in alcuni luoghi), quindi quando ho potuto ho pernottato lì. In questi luoghi non ci si immagina nemmeno quanti viaggiatori solitari si possano incontrare, tantissimi! Ho conosciuto persone da tutto il mondo, ho conservato un’agenda con tutti i loro contatti e con alcuni di loro (una ragazza texana e un ragazza di Praga) sono ancora in stretti contatti. Ogni sera mi coricavo un po’ più arricchita sulle culture del mondo.

7. Qualche consiglio sull’equipaggiamento?

Per l’equipaggiamento consiglio senza dubbio indumenti idrorepellenti (calzature comprese) e termici, è un attimo che cali la temperatura, soprattutto se ci si spinge verso nord, o che si trovino giornate piovose. Ovviamente dipende dal periodo della partenza, e ad ogni modo nelle città più grandi si trovano numerosi negozi che vendono tutto il necessario di cui uno ha bisogno. Certamente un k-way nello zaino e scarpe adatte sono basilari.

8. L’incontro che ti ha colpito di più?

Anche a questa domanda non è facile rispondere, avendo avuto così tanti incontri interessanti. Racconterò quello avuto con l’aquila, animale tra l’altro che speravo di vedere con tutta me stessa. Era pomeriggio ed ero appena uscita da un percorso nella foresta di 4h, stanca e con le gambe a pezzi. Per rilassarmi ero a sedere su un masso in riva ad un ruscello, quando ho iniziato a sentire quelle grida che tanto aspettavo: alzando lo sguardo due maestose aquile sorvolavano la mia testa con un’apertura alare infinita, poi una si posò su un tronco esattamente davanti a me, dall’altro lato del ruscello. Ci siamo come guardate per almeno 15 minuti, è stata un’emozione meravigliosa e molto intensa.

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9. Cosa hai imparato su di te in questo viaggio?

Sono partita con il timore di perdermi perché, ahimé, manco di senso di orientamento, e sono tornata consapevole della mia capacità di arrangiarmi e trovare la strada quando è necessario. Ho imparato a lasciarmi andare nel modo più viscerale, ad apprezzare ogni colore e suono della natura. Su di me ho imparato quanto sono disponibile a mettermi in gioco, ma anche quanto sia in grado di arrangiarmi con gli imprevisti (quando si è soli, bisogna imparare a rimboccarsi le maniche).

10. Un pensiero e pregiudizio che è stato disatteso, può essere sia in senso negativo che positivo

Bhe intanto sono partita con il pregiudizio che non avrei trovato niente di buono nel popolo alaskano. Invece sono rimasta più che piacevolmente sorpresa: ho trovato un popolo gentile, disponibile, che mi ha aperto le porte delle loro case e ospitata per una cena, un popolo che mi ha mostrato le sue tradizioni e insegnato la quotidianità di persone che vivono a tu-per-tu con la natura. Ho trovato un popolo pronto a darmi una mano nel momento del bisogno e a darmi consigli quando lo richiedevo.                                           Senza dubbio sono persone conservatrici, dalle vedute chiuse, ma mi hanno insegnato davvero tanto.

Quello che ti libera in viaggio è la certezza dell’assenza di futuro, il vivere giorno per giorno ti dà la serenità di scegliere ogni volta quello che davvero vogliamo, senza preoccuparci delle conseguenze, perché la conseguenza di tutto sarà un bus in direzione opposta.