Mi chiamo Sasha, ho 27 anni, nato e cresciuto in una vasta campagna dell’Ucraina. All’età di 10 anni ho raggiunto la mia famiglia in Italia, dove vivo tutt’ora. Il viaggiare per me è come una decina di sedute nella più prestigiosa Spa con il miglior psicoanalista del mondo.
Potete seguirlo su Instagram: @sasha.oleksa oppure Facebook: facebook.com/sasha.oleksan
Per chi non sapesse cosa sia il workaway ti invito a leggere questo articolo di approfondimento.
Un po’ la curiosità di questo modo di viaggiare, la voglia d’imparare l’inglese, distaccarmi dalla così detta comfort zone, conoscere persone e realtà differenti a quelle che ho vissuto.
Innanzitutto dipende come si definisce un viaggio tradizionale, se prendiamo ad esempio un viaggio in cui si ha l’hotel/ostello, la pianificazione di ciò che si va a vedere e fare in un determinato numero di giorni, mettendo in confronto con Workaway (o altre piattaforme simili) si ha una vista più ampia di quello che ci circonda, l’opportunità di visitare luoghi unici conosciuti solo da abitanti del posto, crearsi rapporti di amicizia che possono durare una vita o love story di qualche mese. Conoscere e apprendere la cultura, tradizioni, il quotidiano del luogo in maniera diretta.
Il lavoro non consiste solamente nelle “farm”, si diventa una risorsa/membro della comunità o famiglia in cui si approda.
Nelle fattorie si guidano i trattori, si fanno manutenzioni, si nutrono gli animali, si assiste nel far nascere vitelli e un infinità di altre cose mai fatte prima. Nel caso di famiglie solitamente si aiuta a restaurare casa, prendersi cura dei figli, dare una mano con l’orto, cucinare dei piatti tradizionali del proprio paese (pare il colmo, ma le prime tagliatelle le ho fatte in Svezia).
Assolutamente no, gli amici degli host (coloro che ospitano) diventano amici tuoi, i vicini diventano i tuoi vicini e così via.
In questo modo ho conosciuto il 3 volte campione norvegese nel lancio del disco e ricevuto un invito per quest’estate nella casa di una signora in Islanda.
Non ho fatto un calcolo esatto, ma all’incirca credo di aver speso 6.000 Euro.
E sono convinto che 80% della somma sia stata utilizzata per viziarmi con ristoranti e alberghi a 4 stelle nei intermezzi in cui lasciavo un host per raggiungerne un altro.
A Malta, come volontario, si può lavorare nelle fattorie, nei ostelli, babysitter ecc..
E dopotutto, una volta lì, si possono creare conoscenze e trovare altri lavori, con un salario mensile.
Per proseguire l’avventura, calpestare il suolo dove una volta vivevano i vichinghi tra la meraviglia dei fiordi e la magia dell’aurora boreale.
Continuare ad imparare, conoscere e assaggiare l’esistenza.
In programma inizialmente, avevo solo 2 mesi di viaggio (1 a Malta nella regione di Gozo, e l’altro in Svezia nella città natale di Pippi calze lunghe) ma con l’arrivo del Covid-19 i tempi si son chiaramente prolungati.
Sicuramente che posso contare su me stesso, ovunque mi trovi.
Quando si viaggia soli, si ha tanto tempo per riflettere su quello che si è, su ciò che si desidera, e soprattutto s’impara a valorizzare le proprie azioni.
Penso di sì, personalmente ho la sensazione di essere molto più tranquillo quando si presentano dei problemi, sicuro nel prendere decisioni e sereno nel godermi il quotidiano.
In questo periodo ho la percezione che potrei fare tutto, o quasi tutto.
Ora sono tornato in Italia e la prima cosa che ho fatto è iscrivermi al Bando per il Servizio Civile. Sto progettando di costruire un arnia per le api, e nel frattempo ho altre passioni che porto avanti, quasi tutte nate durante il viaggio. Ho in piano di richiedere la cittadinanza italiana, che mi darebbe molte più opportunità nei viaggi, rendendoli meno “burocratici”.
Per quanto riguarda la prossima avventura, la curiosità mi traina a scoprire l’Asia.