Una donna in viaggio da sola è ancora un tabù,la storia di Clelia

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[box style=’info’] Clelia Mattana una scrittrice freelance e blogger, sta cercando con tutte le sue forze di diventare una nomade digitale, e secondo me ci riuscirà presto con successo, per ora è una donna in viaggio da sola, contro tutti i tabù e le critiche della gente, seguitela su  www.keepcalmandtravel.com [/box]



1. Cosa ti ha spinto a viaggiare da sola?

Principalmente la mia natura indipendente, la voglia di mettermi in gioco, superare le mie paure e i miei limiti. Per una donna viaggiare da sola è spesso ancora un tabù, ultimamente ho ricevuto la stessa domanda da persone conosciute in viaggio che non ritengono “normale” che una donna viaggi da sola. I pregiudizi sono duri a morire. Ma la libertà, il poter prendere decisioni spontanee senza dover rendere conto a nessuno è  sinonimo di libertà. Quella vera.



2. Che itinerario hai fatto fino ad adesso?

Sud est Asiatico principalmente, Tailandia, Cambogia, Indonesia, Malesia e Birmania.

Questo per quanto riguarda il mio viaggio a lungo termine, ma mi sono trasferita a Londra, parecchi anni prima di intraprendere l’avventura asiatica. Anche qui, sono partita da sola, senza conoscere nessuno, all’avventura per iniziare un nuovo percorso di vita all’estero.



3. Come mai hai iniziato un blog in inglese invece che in italiano?

Per 2 ragioni:

4. Quale è il tuo approccio al mondo che esplori?

Direi molto All’avventura e a “Caso”, il che non significa prendere le cose con leggerezza, ma semplicemente prendere le cose come vengono. In 8 mesi di viaggio non ho mai consultato una mappa. Ho sempre solo dato uno sguardo alle nazioni e alle città principali, per orientarmi, ma da li in poi mi sono fatta guidare dall’istinto, da un incontro inaspettato, dalle occasioni improvvise. Amo prendere treni, bus e mezzi di fortuna per spostarmi. Ho notato che più la situazione è “disperata” e più si creano legami con i locali, con altri viaggiatori e l’esperienza che si crea diventa unica e irripetibile. Non ho piani e anche quando sono costretta a farli li tengo aperti per ogni evenienza. Sono curiosa e amo osservare con attenzione, magari un po’ in disparte, le persone, le loro abitudini, e il mondo che si muove intorno a me.

Il mio è un approccio molto aperto, cerco sempre, se posso, di capire l’altro anche se non sempre riesco nell’intento. Ad esempio, a costo di essere politicamente molto scorretta, ma sincera, ho trovato molta difficoltà nell’approcciarmi con il mondo musulmano. Ci sto lavorando e sto cercando di trovare un punto di incontro, ma ho ancora tanta strada da fare in questo senso, lo ammetto.

5. Hai una domanda alla quale cerchi risposta viaggiando?

No, viaggiando mi sono resa conto che il percorso ti da delle risposte per le quali non avevi mai posto nemmeno la domanda. Quando non cerchi lezioni di vita, le lezioni di vita ti arrivano. Quando non cerchi di capire chi sei, arriva il momento in cui ti guardi allo specchio e ti vedi improvvisamente cambiata. Il viaggio più che rispondere alle tue ipotetiche domande, te ne pone molte altre alle quali non avevi mai pensato. Ed è bellissimo.

6. Il momento più difficile?

Onestamente? Essere rientrata a casa dopo 8 mesi ininterrotti in Asia. Anche se è solo un rientro temporaneo, è stata una vera sofferenza. Per molti motivi, perché’ so che la mia strada è sulla strada e non credo sarò più capace a riadattarmi ad una vita che non è mai stata davvero la mia.

Momenti “difficili” durante il viaggio ce ne sono stati, ma mai drammatici per fortuna, fanno tutti parte dell’esperienza e non ci si può aspettare che in viaggio fili sempre tutto liscio. Ho perso la carta di credito e sono rimasta senza un soldo (per fortuna un amico mi ha aiutata), sono stata derubata nel sonno e molto altro. Ma la cosa strana è che al mio rientro in Italia, ho sentito di essere più a rischio sicurezza che non quando ero in viaggio.

7. Credi che potresti essere nomade per sempre?

La domanda più facile di tutte: assolutamente si. E’ il mio sogno più grande.

8. L’incontro che ad oggi ti ha dato di più?

Questa è invece la domanda più dura. Di incontri che mi hanno dato tanto ce ne sono stati moltissimi, potrei scriverci un libro: i sorrisi dei bimbi Cambogiani, le storie degli altri viaggiatori, persone coraggiose e libere. Ma se devo essere completamente onesta con me stessa, la persona che più ha influito sul mio viaggio e che mi ha fatto capire moltissimo e crescere più di quanto non mi aspettassi è il mio (ormai ex) ragazzo con il quale ho avuto una bellissima storia durata 7 mesi (conosciuto durante il mio viaggio in solitaria in Indonesia). Un incontro che mi ha resa più forte di quanto non avrei mai creduto, mi ha fatto capire il valore dell’oggi, della spensieratezza, il vero valore del perdono e dell’onestà. Ma soprattutto mi ha fatto crescere in termini di come affrontare gli addii durante una vita da nomade, che sono, purtroppo, quasi sempre inevitabili. Non importa in quale parte del mondo ci si trovi. Alla fine tutto torna lì: L’amore è la forza più forte che ci sia in termini di spinta al cambiamento e alla crescita. In qualunque modo finisca.

9. Mai partire senza…

Tantissimo entusiasmo, curiosità e pazienza. Tanta pazienza. Non parlo di cose materiali perché quelle si trovano ovunque. E’ quello che abbiamo dentro che è indispensabile al viaggio, non quello che ci trasciniamo dietro.

10. In base a cosa scegli la meta di viaggio?

Per ora sono stata costretta a scegliere in base al budget, ma in genere scelgo sempre di stare  a contatto con la natura, il mare, i tramonti e le grandi differenze culturali.