Boca – Caminito: storie di immigrati e di tango

Categorie: Argentina, Esperienze

Se chiedi ad un porteño quale è il quartiere più turistico di tutti, sono sicura che ti risponderebbe: Boca! Il classico luogo dovei turisti vengono spennati a furia di foto vestiti da tangueros e cartoline. In questa mia quarta volta a Buenos Aires ho trascorso parecchio tempo con un mio amico che ha un po’ di famiglia qui in Argentina, siciliano emigrati nel ’48 e mai più tornati. In fondo lo sanno tutti che l’Argentina è terra di immigrati, praticamente è come essere in Italia, ma con qualche parola in spagnolo.



 



La famiglia del mio amico ha raccontato tante storie sull’epoca dell’immigrazione, sulla povertà, sulle difficoltà di essere in un continente lontano con quasi la certezza di non fare mai più ritorno a casa.

Con queste immagini nella testa, sono andata un’altra volta a Boca, con amici argentini, arrivando a piedi da San Telmo, passando per il monumento ai desaparecidos dell’atletico, passando davanti alla Bomboniera, che per me era solo uno stadio, per molti è quasi una religione.



Sono arrivata tra le stradine di Boca da dietro, e così la mia fantasia ha iniziato a correre ancora di più. Sì certo sono “caratteristiche” e colorate tutte queste piccole casa di lamiera, ma pensate la disperazione nel costruirle. Centinaia, migliaia di emigrati dall’Europa, e nel caso nostro dall’Italia, gente che a stento sapeva parlare un poco d’italiano. Molti sono morti in mare, molti arrivati malati, alcuni hanno perso i propri familiari al porto, mentre si registravano e non li hanno trovati mai più.

Vai in Sudamerica a fare fortuna e poi ti catapulti in un luogo totalmente diverso da te, dove con tanto sudore facevi piccoli lavoretti. Le case di Boca sono costruite con qualche mattone e le lamiere dei container, spesso le finestre sono dei buchi quadrati chiusi da pezzi di legno.

I mille colori delle case sono i resti della vernice delle navi, che portava un po’ di colore in queste strade grigie. Caminito era una semplice strada dove vivevano gli immigrati che erano rimasti al porto a lavorare, una grande famiglia semi italiana semi spagnola che si scambiava le usanze e i modi di dire, una pizza contro una tortilla. E come si fa da noi al sud la gente ama stare fuori, appoggiarsi l’un l’altro rendere il luogo in cui si vive la strada e non la propria casa; già perché la casa era davvero minuscola, un po’ come i nostri bassi, una famiglia intera in un unico spazio.

 

Eppure c’è gente che ci ha vissuto 50 anni a Caminito, che non si è mossa neanche quando poteva, perché aveva sostituito “la propria origine” nel luogo in cui è arrivato, un po’ come se fosse l’ultimo legame con l’Europa. Ci sono figli di figli di migranti che a Boca ci vivono ancora, nelle case fatte di lamiere, sotto balconi fatiscenti, in palazzi con l’intonaco a pezzi, solo che ora il tango che si sente nelle strade non è quello ballato degli uomini , quello che alleviava il dolore, è quello danzato da ballerini di bassa qualità per strappare qualche pesos.

È un po’ come se Boca fosse condannato a vivere nello squallore, prima di necessità e poi di virtù, Caminito, triste e avvolgente con il tango che lo ha reso famoso.