Viaggiare ti fa diventare più nazionalista?

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Nazionalista, patriottico, che parole antiche, non vi viene un brivido sulla schiena quando le sentite? Forse a molti. Qualche giorno fa ero a Rovaniemi, mi stavo lavando i capelli, io ci metto un’eternità quindi è un momento in cui penso parecchio, dal mio ipod cantava una canzone di Samuele Bersani che cita: “Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono…” che brutta cosa non sentirsi italiani, ho pensato. A dire il vero credo che l’essere patriottici, nazionalisti, o forse solo semplicemente fieri della nostra nazionalità, sia demodé, sia un comportamento di cui vergognarsi un po’, sia una cosa da non ostentare, perché poi ti danno del berlusconiano o del figlio di papà. Così ci ho pensato un po’ su..

Ho pensato a mio nonno, se gli avessi detto che non mi sento italiana mi avrebbe dato “una sberla che mi girava come una trottola”, come diceva lui. Mio nonno era generale dell’esercito, è stato condannato a morte, torturato, gli hanno strappato le unghie, è stato liberato per grazia ricevuta. Mia nonna era una partigiana, portava le cartine delle prigioni per preparare le evasioni nel termos del caffè, in bicicletta, a 18 anni. La mia famiglia dopo l’8 di settembre proteggeva i militari (italiani), dava loro un posto dove dormire, la mia casa di famiglia/vacanza (a Sanremo, come ho detto più volte metà della mia famiglia è di lì) ha i colpi delle granate sui lati, buchi che nessuno ha mai rimarginato. I miei zii, i fratelli di mio nonno, sono tutti e 3 generali anche essi, 2 sono stati fatti prigionieri di guerra, sono rimasti per 3 anni in campo di concentramento in Polonia, non ne hanno mai parlato, espressamente dico. Il mio bisnonno nel 1914 era in Sudamerica ed è tornato in patria per andare a combattere come volontario in guerra, al fronte, per proteggere la sua patria. Molti di voi credo che abbiano storie simili, vero? I nonni.. che concetto lontano, eppure loro hanno messo in gioco la loro vita per la patria, nessuno di noi credo che lo farebbe, chi ci rappresenta al governo prenderebbe la cittadinanza svizzera piuttosto che andare in guerra! No voglio parlare di politica, parlo di quello che vedo, dei sentimenti miei e delle persone che incontro nella mia vita molto sballottata.

diventare nazionalista

Mia madre si commuove davanti alla parata del 2 giugno, l’ho sempre presa per il cu** , io non l’ho mai neanche mai vista la parata del 2 giugno, né in televisione né dal vivo, eppure vivo a Roma. Ma perché ce l’abbiamo così tanto con il nostro paese? Quando siamo all’estero le persone ci dicono “sei italiana ? di Roma? che bello, quanto mi piacerebbe vivere in Italia” [ok prima ci dicevano “Italiani, Berlusconi, Bunga Bunga”, ma ora meno] e noi lo disdegniamo. Mi dicono sempre “Roma è bellissima” e io rispondo loro, “certo è la città più bella del mondo!”. E su questo non ho dubbio alcuno. Avete mai fatto caso che in Inghilterra è normale avere il tettuccio della macchina con la bandiera, negli Stati Uniti hanno tutto a stelle e strisce e ne vanno fieri e qui da noi, la Superga ha cercato di fare le scarpe tricolore e credo che chiunque se le sia mai comprate sia stato “sfottuto” fino alla morte, mentre paghiamo un sovra prezzo per indossare delle Converce con la bandiera inglese!!

sentirsi patriottico

Posso dirlo, io preferisco sempre e comunque gli italiani, perché la nostra cultura e le nostre tradizioni mi piacciono un sacco, le sfumature dei nostri dialetti, la nostra musica. Ho provato a spiegare Pino Daniele e Fabrizio d’André ai miei amici in viaggio, ma neanche portandoli a Genova hanno capito che significa! Quando incontro qualcuno d’italiano che vive all’estero, tendo a “categorizzarlo” come “figo”, certo la cosa che mi piace è che ha visto altre realtà, che ha lasciato gli ormeggi, che si è messo in discussione, mi piacciono le persone che vanno oltre, che non stanno seduti ad aspettare che la vita scorre. Di solito quando si vive all’estero si hanno molte amicizie internazionali, cosa che sarebbe facilissimo avere anche in Italia vivendo in una grande città, ma poi la pigrizia ti attanaglia e finisci per stare con la tua cricca, salvo fugaci eccezioni. Ma poi quanto senti parlare chi vive all’estero da tempo, ha sempre una nota nostalgia, ovviamente non faccio di tutta un’erba un fascio. Si sentono quelle cose tipo “vivere in svizzera è bellissimo, certo non ci sono i pomodori, per mangiare una pizza spendi 30€, non puoi vivere all’aria aperta perché fa sempre freddo, il motorino lo puoi guidare solo 2 mesi all’anno poi nevica.” Sembrano tutte sciocchezze futili, ma a parer mio non lo sono, questi siamo noi, cibo, vino, socialità, secondo me e non è pizza e mandolino è la cultura latina e io me ne rispecchio in pieno (ovviamente senza estremizzare). Certo all’estero si hanno spesso ottime possibilità di carriera, ma che triste sapere di non poter scegliere di vivere a casa propria no? Poter conciliare, se lo si desidera, una buona qualità della vita, con una vita dignitosa!?

diventare nazionalista

Credo che quando si vede tanto “fuori” si apprezzano più le cose che abbiamo a casa, e non mi riferisco agli Italiani che incontri a Varadero che cercano la pizzeria per poi dire che quello sotto casa propria la fa meglio, ma capisci di più il valore delle tue tradizioni, perché noi abbiamo determinate abitudini, determinati valori , impari a dare una prospettiva sociologica a quello che vivi tutti i giorni, al perché per noi è così importante il cibo, perché noi abbiamo la fortuna e l’abitudine di bere all’aperto, ovviamente ogni zona d’Italia ha le sue abitudini dato che siamo 21 mondi diversi. L’importante del viaggiare non è dire “a casa mia si sta meglio”, ma cercare di osservare le altre culture, per prenderne il positivo, le best practies, per capire perché in alcuni paesi le cose o alcuni sistemi di business vanno meglio o peggio, perché le persone intraprendono determinati copioni familiari, magari migliorare i nostri, ma non disdegnarli. Ovviamente parlo solo del “piccolo” personale che ognuno può fare, dato che stiamo rovinati quanto a leader, ma a parer mio se il mio presidente del consiglio fosse un ex backpacker o uno che ha fatto il working holiday visa per 2 anni in Australia, io mi fiderei di più!

Ad ogni modo se il mio nonno fosse ancora vivo adesso, gli direi: “ho girato per davvero tanti paesi e di sicuro vivo in quello che mi piace di più grazie per quello che hai fatto!”

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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