Quale è l’Alibi che ti racconti per non partire?

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Le paure spesso le nascondiamo dandogli altri nomi. Si dice che l’essere umano nella maggior parte dei casi, tenda ad auto attribuirsi i successi e ad attribuire agli altri i fallimenti. Così ci auto raccontiamo delle storie, ci auto costruiamo alibi sempre più precisi e puntuali, curati nei minimi dettagli come un giardino in primavera. È un processo totalmente naturale lo facciamo per non sentirci troppo “colpevoli” dei nostri limiti, nella maggior parte dei casi è “ecologico” ossia serve a mantenere inalterato il nostro sistema di funzionamento, ma io ritengo che molto spesso le paure e quindi gli alibi che ci costruiamo, ci allontanino dalla parte più bella della vita. Personalmente ringrazio ogni giorno di averne sconfitte tantissime, se solo mi aveste conosciuto 15 anni fa non mi avreste riconosciuto! Ne ho parlato anche in un episodio del mio podcast: Travel Therapy

Così ho cercato di fare una lista degli alibi più frequento che incontro tramite il mio sito, se voi ne conoscete altri vi prego di lasciare delle note nei commenti.

Quale Alibi ti racconti per non partire?

  1. “Vorrei tanto partire anche io, ma questo non è il momento”

Come se il momento giusto avesse una forma, un colore, come se si potesse partire solo in un determinato momento della vita o dell’anno, solo quando ti arriva quel bonifico di cui non ti ricordavi più. Ho conosciuto gente che ha risparmiato per anni prima di intraprendere un lungo viaggio, che viaggia con 12€ al giorno, che fa solo e soltanto auto stop e Couchsurfing. Gente che si è messa in aspettativa che ha sfruttato la pausa tra un lavoro e l’altro, tra il liceo e l’università, che ha posticipato il suo “stage”, che ha capito che fare lavori meno qualificati per mettersi da parte i soldi per partire è un valore non un degrado della persona. Insomma non esiste il momento giusto, esiste quel momento in cui senti che i tuoi piedi vogliono andare e tu non riesci a fermarli in cui non fai altro che pensare a dove vorresti andare e cosa vorresti vedere. E soprattutto non esiste un tempo, se non riesci in nessun modo a partire per mesi, puoi sempre partire per un paio di settimane, è sempre un inizio.

  1. “Mi hanno detto che non è sicuro”

La mia domanda è sempre: “ma chi te lo ha detto?” e li poi si perdono un po’ tutti. Gente dispensatrice di consigli sulla sicurezza come neanche il sito della Farnesina sa fare e poi scopri che non sono mai usciti da Marina di Pisa (per citare il mio amico Angelo Zinna ;-). I consigli sono un’enorme risorsa, ti permettono di evitarti errori banali, e di fare magari solo errori più complessi; però impariamo a chiedere consigli a chi veramente può darne. “mia madre dice che non è sicuro” non è esattamente una fonte attendibile ammenocchè tua madre non sia Carla Perrotti, la regina dei deserti, o un’altra esploratrice italiana. Chiediamo consiglio a chi è stato in un paese o chi ha fatto un viaggio simile a quello che vorremo fare noi, ma soprattutto chiediamo consiglio a qualcuno che viaggia nella nostra stessa modalità. Mi spiego meglio, quando lavoravo in azienda avevo un collega che definiva il livello della sua vacanza a seconda delle stelle e del servizio dell’hotel in cui alloggiava, praticamente lui non andava a vedere un paese, andava a vedere gli hotel. Ecco se siete dei viaggiatori un po’ più sportivi, che amano l’avventura e il contatto con l’altro magari non rivolgetevi ad un amico che è uguale al mio ex collega.

  1. “Non me la sento di lasciare i miei”

Non potete capire quante volte mi scrivono persone che reputano un viaggio in solitaria un affronto ai genitori, come se avere un compagno di viaggio giustificasse la partenza ma farlo in solitaria significa, in modo sottile, che si vuole scappare dal luogo in cui si vive. Mi rendo conto che se si hanno i genitori molto anziani e malati non sia il caso di partire esattamente in quel momento, ma mi sono ritrovata con diverse persone che avevano questo problema pur avendo i genitori in perfetta salute. Credo che ogni genitore vorrebbe avere i propri figli sempre vicino, specialmente quelli italiani, ma questo deve essere solo interpretato come un atto d’amore non come un limite alle nostre decisioni. Il processo d’adultizzazione dalle figure genitoriali è uno dei grossi limiti di noi italiani, in molti casi dobbiamo imparare a tagliare il cordone ombelicale, che non vuol dire necessariamente solo andare a vivere da soli, ma evitare di prendere decisioni sono se solo approvate dalle nostre figure genitoriali.

  1. “Se fossi un uomo partirei”

Se fossi un uomo potresti fare la pipì in piedi ed in viaggio in effetti questo aiuta. Direi che questo è l’unico vantaggio effettivo che hanno rispetto a noi donne. Ritorna spesso il fattore sicurezza, come dico ogni volta che mi viene chiesto e come spiego in questo articolo, ritengo che se un paese o un’esperienza è pericolosa lo è a prescindere dal nostro genere. Noi donne dobbiamo semplicemente avere piccole accortezze come non essere provocanti e non fare mai uso eccessivo di alcol e droghe, ma questo direi anche gli uomini.

Quello che mi ha sorpreso negli ultimi mesi è che ho ricevuto risposte diverse a questo “alibi” in alcuni casi non si parlava di sicurezza, bensì d’immagine. Ossia molte donne percepivano come non appropriata l’idea di vedersi in giro per il mondo da sola, come se si percepissero delle “sfigate” o in alcuni casi delle poco di buono, come se il viaggio in solitaria non fosse adatto ad una brava ragazza. Questi due esempi sono chiaramente legati ad un immagine falsata delle viaggiatrici legate a credenze diffuse nella loro cerchia sociale o da figure ritenute autorevoli da loro. Credo che con queste persone di dovrebbe lavorare sulla rottura di una credenza e sulla ristrutturazione della loro immagine, ma come punto di partenza sarebbe già un passo avanti avere un confronto con un’altra donna che ha già fatto questa esperienza e avere un riscontro basato sulla realtà.

  1. “Se avessi i soldi lo farei”

Ritorna sempre e comunque l’alibi dei soldi, e l’assioma secondo il quale meno soldi ho, meno resto in viaggio. Invece basterebbe poco per ribaltare lo scenario, meno soldi hai, meno spendi! Certo se poi quello che volevi fare è una vacanza allora sono d’accordo con te, ma al giorno d’oggi si leggono talmente tante esperienze di persone che viaggiano anche per periodi lunghissimi con pochissimi euro al giorno fino ad arrivare al caso estremo del mio amico Matteo Pennacchi che ha fatto il giro del mondo senza soldi. Sulla base di tutti i viaggiatori che ho intervistato i soldi non sono una scusa sufficiente per non partire, forse lo è la nostra scarsa capacità d’adattamento a situazioni scomode, il che è del tutto comprensibile, ma impariamo a chiamare le cose con il proprio nome.

  1. “Bello, ma io non sono il tipo”

Questo è il mio alibi preferito, perché in alcuni ambiti me lo sono detto anche io. Ho imparato che noi nella vita non sappiamo che tipo siamo fino a che non lo proviamo. Non sappiamo a priori se una cosa ci piace o no se un’esperienza è divertente o meno, certo possiamo avere un’aspettativa, un’idea, ma la realtà è sempre una scoperta. Come dico da anni il viaggio in solitaria ti insegna a non avere testimoni, ad essere tu il metro del tuo giudizio e non l’idea che le persone hanno costruito di te stesso.

 

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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