Indignata da Pechino Express

Questa settimana ho visto Pechino Express, per la prima volta, perché la mia amica Valentina (@Valenelmondo) aveva acceso una discussione, pubblicata poi sul suo blog che mi aveva molto incuriosita.

Io ho viaggiato con lei in Indonesia, lei adesso è in Birmania e scrive:

“Ma è vero che a Pechino Express, concorrenti strapagati chiedono ospitalità alla gente locale?” Scroccano direi io!

Ecco, direi di Si, i concorrenti strapagati scroccano e si arrabbiano quando non viene loro offerto quello che cercano.

Sembra un po’ che dato che sono personaggi “famosi” tutto gli sia dovuto anche se da gente, che non è solo migliaia di km di distanza dall’Italia ma migliaia di anni luce dalla loro vita.

Già altre persone mi avevano detto “Tu che ami viaggiare dovresti guardare Pechino Express!”

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Io direi che proprio perché amo viaggiare non lo dovrei guardare! Si in effetti i luoghi sono belli, ma a questo punto mi vedo i canali di Viaggi o Marco Polo TV!

Lo so che i reality sbancano, che la gamefication vince su tutto, che la competizione rapisce, ma qui si coinvolge gente che non c’entra niente e si lancia un messaggio sbagliato.

Mi dicono che a fine di ogni puntata fanno una donazione ad un’associazione locale, mi sembra un discorso un po’ per lavarsi le mani una frase tipo “non ti preoccupare dopo passa papà e paga”! Il viaggio è un altra cosa, non è aggiustare dopo con dei soldi, è aiutare ora se è necessario.

io sono una fautrice di couchsurfing, la mia amica Vale di wwoof e del farsi ospitare a casa di popolazioni in giro per il mondo. Ma in realtà è sempre uno scambio. Chi fa couchsurfing oltre che a scambiare culture, lingue, spesso fa qualcosa per chi lo ospita, cucina, compra da bere, da una mano in casa, si crea un flusso bilaterale. Quando invece si sceglie di trascorrere anche mesi ospiti di una tribù è vero che si mangia e dorme con loro,ma alla fine li si aiuta sia economicamente che praticamente: se serve del riso se ne comprano due sacchi, se serve della legna gli si da i soldi per comprarla. Non si offende chi ti ospita gettando loro dei soldi per ripagarli del disturbo, si capisce quale è per loro l’urgenza maggiore e si cerca di andargli incontro per quanto possibile. In molti casi anche viaggiatori singoli aiutano associazioni locali. Un altro mio amico, the social traveler, ha organizzato degli eventi per mandare i soldi a delle charity incontrate in Asia.

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Ora, capisco che il format sia un successo e che a molti piaccia, di sicuro ha degli aspetti piacevoli per la massa, ma la differenza è che mostra la gente del luogo come mezzi per il viaggio, quando nel viaggio vero, la gente del posto è quello che rende il viaggio indimenticabile, è il sale!

Guardo la puntata dal mio punto di vista, ma ieri ho ascoltato una scena agghiacciante: i “figli di” (che nn so di chi siano figli) sono stati eliminati. Uno dice: “mi dispiace solo che se il programma fosse continuato 4 settimane di più ne sarebbe uscita una persona meravigliosa”. Mi domando e dico, ma a questo “figlio di” nessuno ha detto che adesso che hanno finito invece di andare al W di Koh Samui può anche proseguire zaino in spalla, magari senza telecamere, stare a casa della gente magari più di 6h, cucinare con  loro, giocare con i loro figli e capire cosa significhi vivere nel sud est asiatico! Tutti questi concorrenti sottolineano l’aspetto commovente della condivisione, un significato che permette di andare oltre a limiti di igiene e comodità, però chissà come mai quando le telecamere si spengono loro vogliono le lenzuola di lino e l’aria condizionata. A nessuno fa piacere dormire sotto una zanzariera bucata a materassi con i bad bugs o farsi la doccia fredda e mangiare solo riso e verdure per giorni, però quando si è in viaggio i parametri cambiano, si guarda oltre il limite specifico. Purtroppo non si capiscono molte cose o non si possono vedere molti panorami se non si accettano alcuni compromessi. Ovviamente un conto è farlo per mesi o anni e un conto è farlo per tutta la vita, ma quando è una scelta di viaggio non è un sacrificio è un dato di fatto!

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