In viaggio concentrati: il multitasking è un fallimento!

Francesca Di Pietro Pubblicato il

La mia carriera è nata nelle risorse umane, dopo anni di studio del cervello dell’adulto.

Nelle aziende agli inizi degli anni 2000 era fondamentale trovare persone con una intelligenza divergente (ma non troppo) in modo da poter essere perfettamente multitasking, portare avanti più di un compito nello stesso momento.

Si dice che le donne siano più multitasking degli uomini, che noi siamo in grado di fare mille cose allo stesso tempo, di scrivere al computer e parlare, di truccarci mentre guidiamo (ah ah questo non si fa) di parcheggiare l’auto ascoltando la musica, mentre gli uomini fateci caso: quando innescano la retromarcia spengono sempre l’autoradio!

Non so voi ma io orami faccio sempre due cose alla volta: telefono mentre guido (con l’auricolare) scrivo su twitter mentre sono in fila alla posta, modifico le foto mentre mi asciugo i capelli, come se una cosa per volta non bastasse mai.

Oltre al fatto che questo ci produce un enorme stress inutile, in viaggio è totalmente disfunzionale.

In viaggio impariamo a disimparare, facciamo le cose una per volta.

Se sono una settimana al mare è proprio fondamentale immortalare ogni tramonto o impostare time lapse continuamente? Proviamo a spegnere la tecnologia ad osservare i cambi di luce, le onde, seguire il flusso dei nostri pensieri.

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Ci sono tre macro situazioni in viaggio che vanno sacralizzate:

  • Bellezza
  • Socialità
  • Emozione

In fondo non viaggiamo per questo? Per emozionarci, per osservare cose che ci sono sempre piaciute e per incontrare nuove persone. In questi tre momenti del viaggio cerchiamo di non essere multitasking altrimenti ci perdiamo qualcosa e vanifichiamo il nostro sforzo.

Classica situazione: a cena con i ragazzi dell’ostello.

Orami la prima cosa che si fa quando si entra in un ristorante è  domandare quale è la password del wifi, un tempo era “dove è il bagno?” Per quanto stiamo seduti ad una tavolata con persone di altre culture, razze, di cui non sappiamo praticamente niente, quindi una vera miniera di conoscenza, perdiamo tantissimi minuti interrompendo ogni frase per rispondere ad inutili chat su whatsapp con gente che è a migliaia di chilometri di distanza in altro fuso orario.

Impariamo a scegliere: se vado a cena con persone che non conosco, concentriamoci sul conoscerle, se ho bisogno o voglia di chiacchierare con i miei amici, meglio restare in ostello e passare la serata al pc.

Una delle cose belle del viaggio sono i trasporti, certo per noi cittadini che siamo ossessionati dalla velocità, sono una perdita di tempo, ma dopo un po’ che attraversiamo il mondo lentamente  impariamo che quelle grandi scatole di metallo sono una inesauribile fonte di meraviglia. Quando ho percorso la transiberiana la gente mi domandava sempre “cosa fai tutti questi giorni sul treno?”, la risposta mi sembrava scontata: “Guardo fuori dal finestrino”! Ma quando ti ricapita di attraversare 9.000 km via terra, due continenti, mille colori e culture diverse, sarà la prima e l’ultima volta che attraverso la Siberia, la voglio vedere!

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Anche io sono una persona molto tecnologica, viaggio con tantissima attrezzatura elettronica, ma direi solamente perché è necessario per il mio lavoro, se facessi altro viaggerei solo con Kindle e macchina fotografica (una). Ho percorso quasi tutto il continente sudamericano in bus e sempre più spesso vedevo in altri sedili ragazzi pienamente immersi in film o serie televisive, fissi sui loro tablet, ignorando totalmente il paesaggio che stavano attraversando. Tundra, giungla, fiumi impetuosi, paesini bianchi, deserti, altitudini che ti tolgono il fiato, e questi luoghi non iniziano solo quando scendi dal bus e qualcuno ti dice che “sei arrivato”. Nei bus del Sudamerica ho imparato a conoscere veramente il paese, io chiacchiero bene o male con tutti, specialmente con le signore anziane, loro sono le mie preferite, hanno sempre voglia di raccontarti la loro vita e mi sembra un’ottima idea per trascorrere infinite ore di viaggio.

Quando siamo in viaggio, quando viviamo un momento tutto nostro, quando non dobbiamo dividerci tra i 10 ruoli che la vita ci chiede ogni giorno, cerchiamo di essere intensi, di esserci, di essere concentrati su quello che stiamo vivendo.

Le persone sono diventate pudiche nell’osservazione, è come se di dovesse sempre fare qualcosa mentre di guarda qualcosa di bello: un bel tramonto si fotografa, una bella spiaggia si manda la foto al gruppo degli amici di whatsapp, un bel concerto ci si registra su FB, un’attività sportiva si racconta su Snapchat, insomma noi lì non ci siamo mai! Abbiamo l’esigenza di fare un’azione che sottolineai ed immortali la nostra presenza lì, come se il solo fatto di viverla non ci bastasse. Spesso penso al film I Sogni Segreti di Walter Mitty, quando tutti si concentrano sui paesaggi dell’Islanda, ma per me il vero momento di poesia è quando Sean Penn trascorre mesi sull’Everest per poter fotografare il leopardo delle nevi, ma quando poi lo vede, il momento è talmente bello ed intenso che non vuole sprecarlo fotografandolo, vuole sentire a mille le sue emozioni con l’animale.

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Ecco quello ci siamo persi, il piacere di non fare niente e viverci il momento.

Io lo chiamo effetto “vasca da bagno”, avete mai fatto un bagno caldo a casa? Prepari l’acqua, aggiungi i sali, accendi le candele… e poi cosa fai poco prima di entrare nell’acqua?? Prendi le cose da fare mentre fai il bagno: un libro, il cellulare o addirittura il tablet, però poi quando entri in quell’acqua calda e profumata stai talmente bene che non vuoi fare niente, solo godere del tepore sul tuo corpo, ecco quella si chiama estasi, pace dei sensi, quella sensazione si ha anche davanti al mare, alle montagne al tramonto agli elefanti che bevono ad una pozza o come è successo a me quest’estate, mentre ti immergi con 100 squali grigi!

Recuperiamo quel momento, riconosciamolo e rendiamolo sacro. A me piace viaggiare da sola perchè quando sono in quello “stato” in quell’attimo, non devo per forza dire qualcosa di simpatico o di scontato al mio compagno di viaggio, di solito sto lì impalata in silenzio ed inizio a respirare forte, profondamente. Non so se l’avete mai fatto ma riempio tutto il mio petto d’aria come se nutrirmi di quell’attimo possa farmi bene al cuore, è una cosa che mi calma, che quieta i miei pensieri e le mie preoccupazioni, che fa sparire tutti i dubbi delle mie scelte e delle mie decisioni.

In viaggio, una cosa per volta, è meglio!

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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