Giro del mondo a 80 all’ora- Luca Capocchiano e il suo viaggio in Vespa

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Luca Capocchiano, 36 anni, ingegnere meccanico, genovese, ha copiuto il sogno della sua vita, fare il giro del mondo su una vesap d’epoca. 8 mesi, 40.000 km e 28 Paesi. Per sapere di più di Luca potete leggere il suo sito ilgirodelmondoa80allora.com

  1. Ma allora non è vero che le vespe si rompono sempre! Tu sei soddisfatto della scelta del tuo mezzo?

Le Vespe non si rompono sempre! Però occorre capire che non sono state progettate per un utilizzo del genere. Io ho avuto tantissimi problemi meccanici, decisamente troppi e ben oltre le aspettative.

Principalmente è dipeso da due fattori: prima di tutto l’utilizzo estremo che ne ho fatto, con molte migliaia di chilometri percorsi su strade terribili, con fondi di ogni genere (pietraie, saline, sterrati, deserti sabbiosi…) e sempre carichi di bagagli; e poi l’età e il chilometraggio del mio povero TS, considerevoli già prima della partenza.

Sono certo che modificando il tragitto ed evitando molte situazioni “estreme”, oppure utilizzando una Vespa piu’ recente i problemi sarebbero stati molto minori.

Prima di partire avevo fatto un semplice “tagliando” del motore ed è stato un errore, avrei dovuto fare una revisione completa del mezzo.

Io sono felice di avere utilizzato una Vespa d’epoca per il mio girodelmondoa80allora, non me ne pento affatto. Credo che viaggiare in Vespa sia un valore aggiunto, una magia che rende tutto piu’ bello e soddisfacente.

Se potessi ritornare indietro, ripartirei certamente con il mio TS, magari preparandolo meglio. Il sogno di questo viaggio era nato su una Vespa, e su una Vespa doveva diventare realtà

Ma se un giorno dovessi fare un altro viaggio del genere…beh cambierei mezzo, utilizzerei una piccola moto da enduro.

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  1. Quali sono state le sfide principali nell’organizzazione?

Soprattutto la parte documentale, quella dei visti di ingresso per i vari Paesi, le assicurazioni, il carnet di passaggio, le vaccinazioni ecc ecc

Però la cosa veramente difficile è un’altra: prendere davvero la decisone di partire. Occorre organizzarsi per potere mettere in “stand by” la propria vita per un anno, il lavoro e gli affetti.

Qualunque difficoltà che possa venire dopo è nulla rispetto al coraggio che serve per decidere davvero di partire. E’ come lanciarsi dal trampolino: si ha paura di lanciarsi, ma dopo è tutta discesa…

  1. A differenza di molti viaggiatori solitari tu hai una compagna, come mai hai deciso di viaggiare così a lungo in solitaria e come hai gestito la relazione con lei mentri eri in viaggio?

A questa domanda preferirei non rispondere….

  1. Qual è l’elemento più difficile dell’attraversare il mondo in vespa? La burocrazia, le montagne, la pioggia,la sabbia?

La burocrazia è purtroppo una parte importante in un viaggio del genere, soprattutto quando occorre organizzare i trasferimenti extracontinentali via aereo o nave. Alcuni Paesi sono talmente folli sotto questo aspetto da fare persino rimpiangere l’Italia! Beh, quasi…

Dal punto di vista tecnico è invece certamente la sabbia il fondo peggiore da affrontare. La Vespa ha le ruote piccole, che sprofondano facilmente e sembra incollino la Vespa al terreno, e una frizione abbastanza debole: in quelle condizioni se non si fa attenzione è facilissimo bruciarla nel tentativo di “disincastrare” la Vespa dalla morsa della sabbia.

Con la pioggia e la neve sono stato abbastanza fortunato, e quando le ho trovate spesso mi sono fermato. Ho invece preso tantissimo freddo, troppo: quel freddo che non puoi smettere di battere i denti, quel freddo che il cervello non può fare a meno di pensare a una soluzione (che non c’e’…) e solo con la volontà ti imponi di andare avanti, di non fermarsi, di avanzare sempre.

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  1. Nelle tue varie tappe dormivi in tenda, ti facevi ospitare, alloggiavi in ostello?

Ho dormito in tutti i modi e le maniere….Prevalentemente cercavo ostelli economici, spesso in camere condivise con altri, del tipo “backpakers”. In India, Nepal e Sudamerica sono passato spesso per piccoli paesini in cui non esisteva un vero ostello, ma dove si trova sempre una signora disposta ad affittare una camera per la notte. E’ un tipo di alloggio che ho sempre apprezzato molto, permette di vedere e capire come vivono le persone nei vari Paesi, perché si entra nelle loro case e si cena e trascorre una sera con loro.

Ma ho utilizzato molto anche Couchsurfing e sono stato ospitato da moltissime volte in tanti Paesi diversi: dall’Iran a Dubai, dall’Australia a Singapore, dal Cile al Portogallo.

Molte volte inoltre sono stato ospitato da persone che mi contattavano sul mio blog, persone che mi seguivano ed erano aggiornati dei miei spostamenti e mi offrivano ospitalità.

Spesso poi ho dormito a casa di persone conosciute poche ore prima semplicemente chiedendo informazioni sulla strada da seguire. Io ho viaggiato senza GPS e la necessità di chiedere costantemente informazioni sulla strada mi ha portato a interagire molto con le persone.

Ovviamente ho dormito spessissimo in tenda: a volte nei campeggi, piu’ spesso semplicemente “accampato” a lato strada.

Ma a Dubai ho dormito tre notti su una poltrona dell’aeroporto, in Brasile una decina di notti su un’amaca appesa sul ponte di battelli che navigavano gli sbalorditivi fiumi dell’Amazzonia….insomma, ho davvero dormito in mille modi diversi!

  1. Ti è mai capitato di caricare qualcuno dietro e viaggiare con gente incontrata in viaggio?

Si ma solo per brevi periodi, qualche giorno al massimo, poi le nostre strade si dividevano.

Il TS era già abbastanza carico con solo me e i miei bagagli, non poteva certo portare a lungo anche un passeggero. Tutti quelli che sono saliti, anche se per poco, sulla Vespa sono rimasti letteralmente entusiasti, contagiati dalla magia e dal fascino di un viaggio del genere.

Quasi tutti poi mi chiedevano come diavolo facessi a fare tanta strada su un mezzo cosi’ scomodo e instabile….

E’ anche capitato di incontrare altri viaggiatori motociclisti e fare un pezzo di strada assieme.

Mi piaceva avere compagnia, sono stati tutti incontri interessanti e divertenti ma…dopo qualche giorno sentivo la nostalgia della solitudine, della mia condizione naturale: io e il mio TS, soli, alla conquista del pianeta Terra…

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  1. Le differenze che hai riscontrato tra la tua idea del viaggio e la realtà

Come ovvio sono molte. In generale me lo aspettavo piu’ semplice e piu’ pericoloso.

E’ stato difficile dovere riparare quasi ogni giorno qualche problema tecnico alla Vespa, o continuare ad avanzare in terreni difficili con qualche problema tecnico che non potevo o riuscivo a risolvere. Però non ho mai avuto nessun problema con le persone, mai mi sono sentito minacciato o in pericolo. Anzi, ho sempre ricevuto aiuto, anche a livelli che spesso mi mettevano in imbarazzo perché io non avevo niente con me con cui contraccambiare, se non il racconto della mia esperienza.

Anche il mondo lo immaginavo diverso…sapevo che fosse splendido, non immaginavo che lo fosse oltre l’umana comprensione. Ho visto e attraversato paesaggi di una bellezza che non credo possano essere descritti o raccontati, neppure le foto o i video possono minimamente trasmettere la “potenza” di certi luoghi, le vibrazioni che emanano…

  1. Il posto più bello dove guidare la vespa?

In Sudamerica sull’altopiano andino, tra Cile Bolivia e Perù.

Una bellezza che non si puo’ raccontare, su strade e paesaggi deserti che permettono di sentirsi davvero soli dentro alla natura. Nessuna traccia di presenza umana per giorni e giorni.

Ma anche il Laos è meraviglioso….e lo è pure la Thailandia, l’outback australiano, il bacino amazzonico….Non riesco a fare classifiche, ma di posti meravigliosi ne ho visti davvero tanti.

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9. Come sei cambiato tu dopo questa esperienza?

Meno di quello che la gente si aspettava. Soprattutto il cambiamento è avvenuto a un livello più basso di quello del carattere o dell’umore, ovvero delle prime cose che percepiamo in una persona.

Il viaggio mi ha regalato tantissimo, ma soprattutto mi ha reso più forte. Molto più forte.

Non ho paura di nulla, ho capito che pur di continuare a cercarla una soluzione si trova sempre.

E che nelle difficoltà tiriamo fuori risorse e forze inaspettate.

E che il destino ce lo costruiamo noi.

Credo che il Viaggio sia il più potente antidepressivo possibile.

  1. Come ti risollevavi dai momenti difficili?

Pensavo solo a non arrendermi, che non dovevo mollare.

Se non fossi riusciuto per qualche motivo a riportare il mio TS a Genova, cosi’ come da piano, beh sarebbe stata una sconfitta terribile per me.

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Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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