Dino Lanzaretti 15 anni di viaggi estremi e la Siberia in bicicletta

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Mi chiamo Dino Lanzaretti, sono oramai sulla soglia dei quaranta ma non ho assolutamente intenzione di “mettere la testa apposto”. Ho cominciato molti anni fa a viaggiare per il mondo con lo zaino in spalla, poi crescendo lo zaino è diventato sempre più pesante per fare lunghi trekking e poi scalate le cime delle montagne e poi, un bel giorno, ho scoperto la bicicletta e da allora non ne sono più sceso. Credo che ad oggi avrò pedalato quasi 80.000km consumando due passaporti e ora mi trovo a Samarcanda nel bel mezzo di un bizzarro viaggio iniziato con la folle idea di attraversare la Siberia in inverno e continuato per sbaglio fino in Asia centrale. Forti indizi mi dicono che potrei anche pedalare fino a casa. Potete seguire i miei viaggi su http://dinolanzaretti.it/  e sulla mia pagina Facebook

1. 16 anni in viaggio, nati da una crisi esistenziale, allora è vero che il viaggio rischiara la mente?

Per me viaggiare è stata l’istintiva risposta all’eterna paura della morte. Quando le ufficiali risposte a tutte le domande esistenziali non bastano più, quando la vita quotidiana appare vuota e insignificante, quando capisci che questa è davvero l’unica vita e non puoi sprecarla…allora si! il viaggio, quello lungo, quello senza il biglietto di ritorno, é il migliore modo per permettere alla mente di decantare e lasciare affiorare in superficie solamente le cose davvero importanti.
 

2. Come mai le risposte alle tue domande sono state delle montagne?

Le montagne non danno le spiegazioni che cerchiamo, non è il tramonto da batticuore che svela i segreti della vita, nè la quota raggiunta che fa diventare una persona migliore. La montagna crea solamente le condizioni ideali per riflettere su se stessi e catapultarsi in una realtà diversa dalla quotidianità.
È l’insieme della natura più selvaggia unito alle endorfine prodotte dal corpo sotto sforzo che disegna il perfetto scenario dove è possibile concentrarsi sul proprio io e trovare le risposte girovagando tra i meandri delle mente eccitata. È lo stato di pace e lucidità che invita finalmente a pensare a quello che è importante davvero per ognuno di noi. In montagna si è semplicemente più consapevoli di fare parte di qualcosa di infinitamente complesso ed armonioso che si chiama universo. Ci si spoglia dei logoranti doveri, delle preoccupazioni per il lavoro e di tutto il resto. Il nostro corpo finalmente fa quello per cui è stato creato, si muove, suda, si stanca e s’inebria di tutto ciò che lo circonda.

3. Cosa c’è di talmente forte nel trekking che ti ha reso un alpinista?

Da fare lunga camminate a scalare le montagne più impervie è un passaggio che ritengo estremamente naturale e fisiologico. Mentre si cammina sul fondovalle durante un trekking a chi non è mai venuta la voglia di provare a salire sulla vetta di quella montagna che si staglia all’orizzonte? Poi con tanta pratica e passione si aumenta gradualmente la difficoltà della camminata fino ad imparare le tecniche per arrivare fin sulle cime a lungo sognate. Il trekking è semplicemente solo l’inizio.

4. Quale è stato il salto dalle cime alla bicicletta?

Con tutta sincerità non sono affatto un buon alpinista, anzi sono davvero un fifone di quelli belli tosti, e a quel tempo sentivo il desiderio di abbracciare qualche altra disciplina sportiva a me più affine, inoltra quando viaggio adoro incontrare le persone per capirne il loro modo di vivere e di pensare, nei campi base mi annoiavo ad ascoltare tutti quei alpinisti e le loro prosopopée eroiche, ero molto più affascinato delle storie dei portatori e dalla gente che incontravo nei villaggi. Poi un giorno, parlando con un amico, lui si grandissimo alpinista, ho tirato fuori l’idea di provare a viaggiare in bicicletta per il mondo perché avevo conosciuto una ragazza in India che lo stava facendo. Lui ha poi pensato bene di regalarmi una vecchia bicicletta scassata per il mio compleanno e nel men che non si dica avevo già in tasca un biglietto aereo per il sud est asiatico. Ho cominciato a muovere le prime pedalate a caso da Bangkok inconsapevole che sarebbe stato l’inizio di una straordinaria vita d’avventure e incontri.

5. Perché viaggiare in bici è il modo migliore per te?

Come per la cima della montagna che te la devi guadagnare con il sudore, così con la fatica sulla bicicletta mi sembra di meritarmi tutte le straordinarie situazioni che mi capitano per strada.
Il viaggio in bici è lento, autentico e onesto. Vai solo dove ne hai le capacità e non sei mai un paracadutato che cerca di capire dove si trova. Il tempo scorre piano e ti permette di assimilare tutto ciò che vedi e capirlo a fondo. Incroci una miriade di persone lungo la strada e con molti scambi una parola, un saluto e con chiunque un sorriso. Arrivare con la bicicletta in un villaggio è il migliore biglietto da visita, la gente quando ti vede stanco, sporco e tutto sudato non ti associa mai al turista che scende dal gippone con l’aria condizionata, fa due foto, da due caramelle e se ne va. L’accoglienza è sempre sorprendete e la curiosità che io ho verso gli sconosciuti che incontro spesso è di uguale intensità a quella che il mio arrivare dal nulla suscita in loro. Si fanno incontri sinceri e ogni giornata è assolutamente imprevedibile.
Si diventa nomadi e come tali si possiede solo ciò che si riesce a portare con se, tenda, pentole, e qualche vestito sono le sole cose indispensabili per questa affascinante vita e posso assicurare che tutto il superfluo, che fa da padrone nelle nostre vite domestiche, diventa un simpatico ricordo. S’incontrano altri viaggiatori, si condividono storie, si prende spunto dalle vite degli altri e si impara come vive la gente al di fuori della nostra confort zone. Inevitabilmente il punto di vista con cui si osserva il mondo cambia, tutto  è maledettamente più chiaro e si capiscono i meccanismi geopolitici che lo governano.

6. Come mai ti spingi in ambienti estremi come la Siberia o il deserto in bicicletta, non sarebbe meglio affrontarli con temperature più miti?

È stato il primo tentativo in assoluto in solitaria con una bici. Sono sopravvissuto a temperature inferiori ai -50°C e mi sono preparato mesi prima solo di avere il coraggio di pensarla un’impresa del genere.
Poi sono stato l’ultimo occidentale ad essere riuscito ad attraversare tutto il Tibet, ovviamente illegalmente, senza documenti e sono anche stato arrestato.
Credo che dopo tanti anni in bicicletta e aver fatto il giro del mondo oramai due volte ho davvero bisogno di strade stimolanti per riprendere a pedalare. La Siberia d’inverno era uno dei pochissimi viaggi mai tentati da nessuno. La ragione è la stessa che porta gli alpinisti a spingersi sulle vette mai scalate prima, la reverenziale paura dell’ignoto, il fascino per la scoperta di qualcosa che nessuno ancora conosce,  vivere situazioni che nessuno ha mai provato, esplorare terre nuove e i meandri della propria mente.  Adoro studiare ed impegnarmi per qualcosa di veramente difficile che non so fare piuttosto che ripetere ciò che già conosco. Escogitare marchingegni per poter cucinare a -50°C, costruire una bicicletta che non cada a pezzi a temperature così basse, preparare la mia mente alla costante paura di morire nel sonno è stata una parte davvero eccitante di questo viaggio. Poi viverlo è stato infinitamente al di la di ogni mia aspettativa, sia per la difficoltà che per le immense gioie provate lungo la strada.

7. La tua maniera di viaggiare è molto solitaria, come vivi il rapporto con gli altri, sia con chi rimane a casa sia con chi incontri?

Oggi la tecnologia permette un’incredibile connessione con la famiglia e gli amici. Ricordo quando ho cominciato a viaggiare tanti anni fa e l’unico modo per avere notizie di casa erano le costose chiamate intercontinentali che centellinavo mensilmente per non dilapidare tutti i miei averi. Ora comunico con il mondo intero con un clic, ovviamente quando c’è rete altrimenti avverto a casa che non torno per cena. Quando mi trovo in zone isolate a volte può essere un problema dare notizie di me alla mia famiglia, ma col tempo hanno acquisito abbastanza fiducia in me per non preoccuparsi più di tanto.
Per quanto riguarda la mia vita sulla strada alterno lunghi periodi di solitudine assoluta a brevi ed intensi incontri con altre persone. Prediligo campeggiare tutte le sere, ma quando raggiungo le grandi città vado sempre alla ricerca dell’ostello preferito dai viaggiatori come me e li faccio sempre straordinari incontri e amicizie sincere. Ovviamente evito come la peste i luoghi turistici.

 

8. In che modo finanzi la tua vita?

Mio padre ha un’azienda nel Nordest e grazie alle finanze della famiglia non ho mai lavorato veramente, mi passano 2000€ al mese e me li faccio bastare.
Tutti vorrebbero sentire questa risposta per dire “…e ma tu puoi!” E invece lavoro come tutti i comuni mortali.  Dal comodo lavoretto in ufficio ne ho cambiati decine e attualmente faccio il cuoco sui rifugi di montagna, sei mesi di massacrante fatica, un buon stipendio e nessuna buona ragione per spendere i soldi che guadagno, poi sei mesi di viaggio che sono molto molto più economici che rimanere in Italia. Vivo praticamente in tenda e preferisco viaggiare per paesi poco industrializzati dove la vita è più vera ma molto molto economica. Diciamo che il mio budget si aggira tra i 5 e i 10 dollari al giorno ma spesso anche meno.
È però indubbio che se si ha un normale stipendio, un appartamento in affitto, e le rate dell’auto nuova da pagare, diventa davvero molto difficile mettere da parte i soldi per viaggiare per lunghi periodi. Quindi è necessario fare una scelta e se si è disposti a rinunciare all’auto, a condividere un appartamento con gli amici e magari fare un secondo lavoro, allora fare il giro del mondo in bicicletta è davvero a portata di mano.

9. Come i viaggi hanno cambiato il tuo modo di essere oggi?

Ho conosciuto di persona le realtà del mondo, ho discusso con genti di ogni dove e ho ascoltato le loro storie e sono stato sconvolto dalle loro affascinati vite. Ho dormito in rovine di templi innalzati a divinità che l’uomo non ricorda più il nome, ho studiato le religioni, ho visitato moschee, cattedrali, sinagoghe e templi di ogni genere alla ricerca del padrone di casa che era sempre altrove. Ho visto con i miei occhi cose che nessun telegiornale mi racconterà mai, ho vissuto in paesi dove la lunga mano dell’opulento occidente ne determina il destino in maniera occulta. Mi è stata mostrata la verità di molte cose e non posso più cadere a alle cialtronate di distrazione di massa che i media ci propinano a tonnellate quotidianamente. Ho deciso che volevo vedere al di la del muro e ora non mi è più possibile ignorare ciò che ho visto. Inoltre il mio modo di vivere e diventato piuttosto essenziale e non spendo più soldi secondo i dettami del consumismo, il mio guardaroba è particolarmente povero e vivo in una casa decisamente spartana senza acqua calda né riscaldamento ma decorata con tutto quello che ho raccolto nei viaggi. A volte ripenso a come ero prima di cominciare a viaggiare e ai miei sogni di allora, alla bella macchina che desideravo e al bel vestito per andare in ufficio, ora sorrido a tal pensiero.

10. Credi che viaggiando così tanto e provando esperienze così forti, risulti poi difficile ritornare ad un contesto più tradizionale come quello che si ha a casa?

Ovviamente tornare alla vita di tutti i giorni può essere davvero scioccante, ma oramai ho imparato come fare ritorno a casa. È forse la parte del viaggio che più adoro ed è sempre carica d’emozioni molto forti. Durante i miei viaggi lenti penso sempre a cosa combinare al mio ritorno è ho sempre mille idee e nuovi propositi. Poi ho la fortuna di avere una straordinaria famiglia e degli amici che in un modo o nell’altro fanno una vita simile alla mia e condividiamo gli stessi principi.
Alla fine viaggiare in bicicletta per me non è una parentesi della mia esistenza che una volta conclusa faccio l’album delle foto e lo infilo nella libreria, è la mia vita stessa, è ciò che amo fare e tutto il resto gravita attorno a questa grande passione che mi ha cambiato per sempre. Mi piace pensare a cosa farò da grande, ma per ora penso solo a tutto ciò che mi potrà capitare d’interessante da qui fino alla soglia di casa lungo questi 10.000km che ancora mancano.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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