Dell’Emancipazione della Donna e la Galanteria

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Lui ti invita fuori per un drink, chiaramente ci sta provando con te e al momento di pagare il tuo calice di vino, si perde per 5€ e quando tu lo racconti ai tuoi amici la risposta è “ma non vi capisco avete voluto l’emancipazione femminile”!

Vi è mai capitato?

Facciamo un passio indietro perchè secondo me c’è stata confusione dal ’68 ad oggi.

La lotta per l’emancipazione femminile è la lotta per la parità dei sessi!

Questo significa che noi vogliamo avere le stesse possibilità sociali e lavorative ed economiche dell’uomo. Vuol dire che se siamo manager il nostro stipendio deve essere lo stesso del nostro collega in cravatta, che se il nostro CV è migliore di un collega e noi abbiamo 30 anni e siamo sposate non scelgano lui per paura di una nostra gravidanza. Vuol dire essere prese sul serio per quello che siamo non per come appariamo. Vuol dire che un marito che cambia i pannolini e fa giocare i pupi non è “come sei fortunata” è come dovrebbe essere. Vuol dire che il congedo parentale per i padri dovrebbe essere obbligatorio e non etichettato come una cosa da femminucce! Questo vuol dire parità dei sessi, per questo sono scese in piazza anni fa, e per questo scenderei tutti i giorni anche io.

Se solo andiamo indietro di 100 anni, ma forse anche di 50 era normale che una donna sposata diventasse totalmente dipendente dal marito, era normale che non lavorasse perchè tanto c’era lui a prendersene cura. Ma pagare ogni cosa non è prendersi cura di qualcuno è creare un legame di totale dipendenza, perchè la donna non avrebbe potuto fare niente senza il supporto del martio e quindi anche senza l’approvazione e dall’altro lato lui avrebbe avuto più liberà di fare il bello e il cattivo gioco.

È questo il punto su cui si è lottato, ogni scelta che riguarda la donna deve essere presa dalla donna stessa, non dai mariti, non dai padri, anche per fare un esempio banale mia madre voleva studiare medicina e mio nonno decise che solo i figli maschi potevano accedere all’università mentre le femmine avrebbero fatto un lavoro tecnico dove serviva solo il diploma. Per fortuna io non ho dovuto basare le mie scelte sulle idee poco condivise di mio padre e spero non accada neanche ai miei figli. Questo è emancipazione della donna!

Ora torniamo alla galanteria!

Gli esseri umani, a prescindere dal sesso, vogliono sentirsi amati e protetti, la differenza di genere fa si che il gesto simbolico del sentirsi amati e protetti ha un significato diverso.

Se mentre torno da un viaggio il tassista o il portiere mi danno una mano con lo zaino, io non mi sento meno emancipata, ma ringrazio perchè sono alta 1.60 e peso 50kg e avere tanti pacchi mi stanca molto. Se quando esco con un amico lui passa a prendermi a casa, io non mi sento poco libera, sento che mi vuole bene o quando qualcuno mi dice “mandami un sms quando torni a casa che è tardi” non è un gesto per controllarmi, ma è un modo per dirmi che si preoccupa per me, un gesto d’amore.

I soldi come merce di scambio! Io ti pago la cena tu me la dai, non sai quante volte ho sentito amici che dicevano “alle volte è quasi più conveniente andare a prostitute almeno investi sul sicuro!”. Sicuramente! Se nella tua testa c’è il do ut des allora dai a chi poi ti da, o dovrei dire te la da! Pensare di ammaliare una donna solo offrendole delle cose è esercitare un potere manipolatorio “io ti faccio felice e ora tu fai felice me”, vale molto per persone di estrazioni economiche diverse, specialmente di paesi poco sviluppati, perchè per loro è un’opportunità e perchè putroppo solitamente in quei paesi non c’è emancipazione femminile o vale per quelle donne che vogliono le scorciatoie. Ossia magari non hanno molta disponibilità economica e vorrebbero tanto permettersi delle cose e hanno capito che il mezzo più rapido è utilizzare le debbolezze degli uomini, un po’ come quelle ragazzine che ballano nude sul web perchè così si comprano le borse firmate. Se c’è gusto non c’è perdenza, se è una loro scelta va benissimo così, ognuno sceglie di far fruttare le proprie abilità nel modo che più desidera.

Però la galanteria è indipendente dal sesso. Se sei galante perchè vuoi qualcosa in cambio mi stai manipolando, una persona galante lo fa perchè vuole far passare il concetto “se ci sono io tu non ti devi preoccupare”, vuole far sentire protette e amate le donne che ha davanti. Non so se è perchè io sono di Napoli, ma dalle nostre parti è davvero un concetto universale. Tutti i nostri amici sono galanti, sempre, e non vuol dire che ci provano!

È bello sentire che un’amico ci tiene a te, ti considera speciale, tiene a cuore alla tua sicurezza o al fatto che tu non ti debba necessariamente stancare. So che molto spesso è un problema culturale o di diversa educazione, ma non c’è niente di più falso che credere che essere cafoni con una donna è un segno della sua emancipazione.

Archetipicamente l’uomo è la figura forte e stabile del clan, quello su cui contare, quello la cui parola data vale, quello che sopperisce alla tua fragilità con la sua forza. E mi raccomando usciamo da questo loop in cui noi siamo sempre forti, perchè secondo me c’è un problema di “lost in translation” siamo forti di carattere, di personalità, ma sicuramente la maggior parte di noi è meno forte fisicamente di un uomo medio e non c’è niente di male al pensare che un aituo in certe circostanze ci possa vernir comodo. Se siamo forti di carattere di sicuro lui che ci aiuta nel cambio di stagione non ci fa sentire meno indipendenti, però con meno mal di schiena si!

La galanteria è un segno d’affetto e di buona educazione, è la rappresentazione in gesti dei valori e dell’idea che ha delle donne. I gesti non sono necessariamente riconducibili all’apertura del portafogli, non è da quello che si misura una persona. Faccio un esempio personale che mi ha ferito molto, l’anno scorso mi sono rotta un dito del piede e dato che il tecnico delle lastre non se ne è accorto mi è venuta una super tendinite ed avevo grosse difficolà a camminare, un sabato sera decidiamo di andare al Pigeto a ballare, un posto che dista tipo 7 minuti in tangenziale da casa mia, io ero molto raffreddata e pioveva, il mio amico con cui dovevo andare vive in centro storico e doveva necessariamente prendere la macchina per uscire, così lo chiamo e gli dico “Per piacere non mi sento tanto bene e mi fa male il piede non mi va di guidare, mi puoi passare a prendere” La sua risposta è stata “Sinceramente non mi va di allungarmi fino a casa tua”. Ho raccontato questa conversazione ad un mio caro amico di Napoli e lui mi ha risposto candidamente “spero per te che questa persona ora non sia più amica tua”. Onestamente in 19 anni che vivo a Roma potrei collezionare una serie di uscite simili da scriverne un libro, quindi anni fa decisi di non eliminare queste persone dalla mia vita, perchè loro non si rendono conto di essersi comportati in modo inadeguato, ma di ristrutturare la mia idea di loro e dargli l’adeguata importanza.

I gesti valgono molto più delle parole o degli orologi che ti metti al polso, io ho l’idea che per pochi soldi non bisogna mai perdere la faccia, anche con le mie amiche donne ci alterniamo a pagare i conti, magari il primo vino lo pago io e il secondo tu o il cinema io e birra tu, insomma non faccio alla romana per 5€, ma questo ovviamente è una mia scelta personale.

Quello su cui vorrei illuminare il popolo maschile è che se fai pagare un caffè ad una donna, non la vai mai a predere a casa, non preoccupi di vedere se è tornata a casa sana e salva alle 3 del mattino non è che la stai facendo sentire emancipata le stai solo facendo passare il concetto che non è molto importante per te!

E voi donne imparate ad osservare più i gesti delle parole, perchè nella vita poi rimangono quelli, quado le persone finiscono le parole per raccontarsi quanto sono fighi restano solo i comportamenti, e lo dico anche a me stessa che ho fatto un sacco di errori di valutazione sia nelle amicizie che nelle relazioni.

P.S. Dato che già so che questo articolo scatenerà una serie infinita di polemiche, soprattutto da persone che non lo hanno letto per intero, volevo sottolianre i comportamenti che metto in pratica io, ossia solo valore personale e non universale: – primo appuntamento aperitivo chi paga? Lui , Prima cena fuori chi paga ? Lui. Ti fidanzi chi paga le vacanze? Sempre a metà tranne eventuali regali o sorprese. Ti fidanzi chi paga le cene? Una volta ciascuno. Convivi chi paga le spese? Sempre a metà. La semantica ha un valore, se una persona ti dice “ti invito a…” paga lui altrimenti si dice “Andiamo a… ” Se fai alla romana dopo che hai detto ti invito, sei un cafone e basta! Personalmente ho l’approccio che se sono io che voglio tanto fare una cosa allora pago anche per il mio compagno, cosa che è accaduta anche per i viaggi o per gli hotel. Per gli amici vale l’aternanza sia per le femmine che per i maschi, ma se un amico maschio si preoccpua per il mio ritorno, mi scorta a casa (cosa che a Napoli mi succede praticamente sempre da quando ho 14 anni) o mi viene a prendere io lo apprezzo molto.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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