Alessandro: Viaggiare da solo alla ricerca di una nuova base!

Francesca Di Pietro Pubblicato il

Intervista ad Alessandro: Viaggiare da solo alla ricerca della mia nuova base!

Ciao, mi chiamo Alessandro, ho lasciato l’Italia da 2 anni. Mi piace viaggiare e vivere nuove esperienze in giro per il mondo. Ho vissuto a Londra per un pò per poi passare dall’altra parte del’emisfero. Sono arrivato in Australia con un visto temporaneo. Ho trascorso un anno e mezzo in questo continente tra Sydney ed Adelaide concedendomi attimi di completo relax in Thailandia e Bali, prossima tappa Perth con stop nelle Filippine. Il mio obiettivo è creare un business online da unire alle mie passioni.  Questo mi porterà ad avere ancor più libertà di movimento e pensare anche ad un futuro nel luogo dove mi sono trovato meglio. Per il momento non mi resta che sfruttare visti lavorativi temporanei dov’è concesso.

Viaggiare da soli alla ricerca di una nuova base

 

 1. Quali erano le tue emozioni dominanti e tuoi pensieri prima di partire la prima volta da solo per Londra?

Ricordo che ero partito abbastanza spensierato, eccitato dalla nuova esperienza. Non sapevo cosa mi aspettasse, vivere a Londra è stato sempre un sogno che avevo fin dalla prima volta che la visitai da piccolo. Devo ammettere che l’impatto fu traumatico per la prima settimana, mi sono dovuto abituare alla tanta gente, a una nuova lingua, ai ritmi veloci,  agli odori, al caos, tutti aspetti che dopo poco facevano già parte degli ingredienti necessari per sentirmi pieno di vita.

2. Che cosa ti ha rapito dell’Australia, che cosa per te la rende unica?

Lo stile di vita, i valori, i principi, lo spirito australiano, i paesaggi naturali, la varietà di razze integrate tra loro, il benessere, gli spazi, la libertà di movimento, le attività e il fatto di poterselo permettere.

Poi ci sono tutte le piccole cose che solo lasciando l’Australia e poi ripensandoci, ne senti la mancanza e cominci a provare malinconia. Parlo del poter attraversare le strisce pedonali ad occhi chiusi , il ringraziare l’austita del bus quando si ferma alla tua fermata, lo scambio di battute con la cassiera, la gentilezza e disponibilità nel ricevere informazioni, le chiamate per colloqui di lavoro, essendo molte, nemmeno ricordi di cosa si tratti.

Ma non mi piace solo elogiare, devo dire che anche l’Australia ha i suoi lati negativi, specialmente per noi italiani: i semafori e i limiti di velocità (rispettati) 😉

3. Come mai sei così attratto dalla parte Sud-Est del mondo? non hai mai pensato di prendere l’aereo nella direzione opposta?

Non avendo mai avuto alcuna esperienza diretta per una valutazione nel campo, nè del Sud-Est nè della direzione opposta, presi la decisione di andare a vivere in Australia in base ad alcuni fattori più o meno pratici quali il permesso di lavorare, il clima, le opinioni positive nei forum, le opportunità lavorative, i guadagni e gli squali bianchi. Una volta atterrato le aspettative sono state superate, tranne per gli squali, non ancora avvistati.

Parlando di Sud-Est devo aggiungere i viaggi nell’isola di Bali in Indonesia e nell’isola di Phuket in Thailandia, che sono le zone che hanno consolidato la mia attrazione per questa parte del mondo. Gli elementi paesaggistici, spirituali, la semplicità di vivere, i sorrisi rendono questi luoghi magici. Questi elementi sono entrati nel mio metabolismo, per cui in loro assenza comincio a sentire il bisogno di tornarci per ricaricarmi.

Una considerazione personale che posso fare tra Oriente ed Occidente riguarda l’aspetto dei valori. Sento che l’occidente sia più succube degli stereotipi di vita dettati da influenze di massa, dalla pubblicità, dall’apparenza, dalla fama che dal mio punto di vista si distaccano un po troppo dai veri valori della natura dell’uomo. Ovviamente è una generalizzazione statistica perchè so che in ogni parte del mondo c’è chi sa distinguersi.

Viaggiare da soli in Australia

Non escludo un esperienza nell’Ovest. Esiste un visto lavorativo di 6 mesi per il Canada, potrebbe essere una delle mie future opzioni. Per ora mi posso muovere solo dove ho il permesso di lavorare. Se un giorno riuscirò ad avere un business che potrò gestire online il mondo non avrà più confini per me.

4. Mi hai detto che il tuo anno e mezzo in Australia ti ha cambiato, ti ha reso una persona diversa, ci spieghi in che modo ?

Durante questo periodo ho riso, scherzato, creato nuove amicizie e fatto molte esperienze. Sono andato avanti con leggerezza, serenità e positività, passando attraverso realtà molto differenti tra loro senza troppo pensare.

Solo dal momento in cui sono tornato in Italia ho realizzato quanto fossi cambiato scontrandomi con la realtà che avevo lasciato prima di partire, con cui il mio “vecchio io” era abituato a vivere. Qui nel mio paese, dove “mi sono lasciato”, mi ritrovo a far fatica nell’ambientarmi come non era mai successo prima d’ora. Eppure è il luogo dove ho trascorso più tempo. Il cambiamento durante il periodo nell’altra parte del mondo è stato graduale ed impercettibile, ma profondo e te ne rendi conto veramente solo quando torni. Ti accargi di quello che avevi lasciato poco è cambiato, se non peggiorato. Coetanei immersi nella stessa routine di una volta che durava già da parecchi anni. Mi sono trovato incompatibile e a fare fatica a riambientari alla routine di una volta che avevo con i miei amici. Sto cercando ancora di capire come sono cambiato, i miei valori sono mutati, evoluti e distaccati da cose superficiali: ora apprezzo più la semplicità. Faccio fatica ad accettare l’inefficienza, la restrizione dal non poterselo permettere, la gente che lamenta una situazione di noia ma continua a sopravvivere senza cambiare. Per me la vita ha una grande importanza, ce ne è concessa solo una e va vissuta al massimo finchè possiamo, non si dovrebbe passare il tempo sopportando e ripetendo le stessecose perchè si arriverà alla fine e non ci resterà che guardare al passato. Il passato che solo ora è presente. Mi sento maturato ma devo fare ancora dei passi avanti. Desiderei diventare più flessibile, in grado di star bene anche dove ora non mi sento più sintonizzato, in modo da condividere la mia vitalità con le persone che mi vogliono bene. Sono ancora in fase di evoluzione e credo che ci riuscirò, ma c’è da lavorarci.

 5. Non pensi che trasferendoti a vivere in Australia riproporresti i tuoi copioni di vita che hai in Italia? a quel punto non è meglio rimanere nel bel paese?

Essendo io cambiato posso dire di no. Non credo nemmeno sia del tutto possibile in quanto c’è il fattore ambiente che è differente. Se avessi voluto una vita come quella che avevo in Italia non avrei l’intenzione di ripartire.  Ammetto che sarebbe stato molto più semplice rimanere, ipotizzando una situazione ideale in Italia, con un lavoro che mi piace, una fidanzata, familiari vicini ma non sono sicuro che mi sentirei completo. Il problema dell’Italia è che ci sono parecchie  cose che non funzionano o sono lente a funzionare, ci vuole pazienza, le persone che ci sono sempre state dentro accettano questa situazione con passività. Quando invece vedi come si può vivere in modo differente è difficile sopportare passi indietro. L’Australia mi ha aperto un po gli occhi, mi sono abituato a servizi efficenti, ritmi non frenetici, comforts e all’assenza di crisi e soprattutto di chi se ne lamenta. Ti rendi conto che la vita può essere migliore e non come te l’hanno presentata. Queste sono mie considerazioni in base all’esperienza che ho vissuto con un Working Holiday Visa, non escludo l’esistenza di qualcuno può contraddirmi.

Poi c’è l’aspetto più soggettivo, mi sento bene se ho l’oceano accanto, case a schiera che non coprono il cielo, paesaggi naturalistici molto variegati, multietnicità integrata ed indiscriminata, città spaziose che in giornate di sole ti riempono l’anima.

 6. Quale è stata la tua reazione al ritorno a casa?

Riabbracciare la propria famiglia dopo cosi tanto tempo è una sensazione indescrivibile. La cosa strana è che bastano pochi minuti ed è come se non fossi mai partito. Cosi come con gli amici.

La prima settimana mi sentivo un turista, curioso di osservare l’Italia con i miei nuovi occhi. Sorridevo delle differenze, anche delle cose che non andavano, ero distaccato. Passata la settimana da turista, le differenze ho cominciato a subirle ed ora è difficle riderci sù.

Sidney by night

7. Perché ti senti vivo solo viaggiando? Cosa ti manca quando sei in Italia?

Mi sento vivo se c’è novità, potrei sentirmi vivo anche se stessi fermo un anno nello stesso posto appatto che ci sia fervore nel luogo, novità, vitalità e possibilità di poter cambiare aria. Quando comincia la routine, comincio ad appassire e necessito di una nuova terra dove poter rifiorire.

Quando sono in Italia mi mancano tante cose, quelle di cui sento più il peso è l’oceano, le scogliere, lo spirito di vita, l’efficenza e la libertà.

Una poesia che mi rappresenta è “Lentamente muore” di Martha Medeiros, attribuita a Pablo Neruda. Se posso postare la poesia è questa qui:

 

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e’ infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga  maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicita’.

 8. Quale sarebbe il tuo sogno, trasferiti dall’altra parte del mondo o essere nomade tutta la vita?

Una vita di nomadismo senza pensare a costruire un futuro sicuro non riesco a concepirla, in quanto ho degli obiettivi da raggiungere per ottenere una stabilità che mi porti benessere e comfort da poter condividere con le persone a cui voglio bene e che hanno fatto tanto per me. Non mi fermerò mai di viaggiare ed esplorare, ma desidererei avere un punto di riferimento.

Il mio sogno è avere una base, una casa nel luogo dove mi sono sentito meglio, dove tenere le mie cose, poterla arredare con pezzi di mondo, avere un indirizzo e pensare ad un eventuale convivenza. Per ora non ho i requisiti per potermi permettere questo e vivo temporaneamente per il mondo finchè visto non mi separi. Se devo indicare una città che ha molti requisiti che fanno al mio caso è Sydney.

9. In questo momento devi posticipare la tua partenza per cause di forza maggiore, cosa credi ti stia insegnando questa esperienza?

Mi consolo sempre dicendo che nulla è per caso e forse la partenza doveva essere posticipata proprio appunto per imparare una nuova lezione che ancora non sono riuscito a capire. Vi aggiornerò.

10. Perché ti piace viaggiare da solo? I tuoi tre motivi.

  1. Libertà assoluta.
  2. Esperienza assorbita al massimo che dà maggiore possibilità di raggiungere l’estasi alla vista di un posto nuovo e incantato.
  3. Si è più motivati a conoscere gente del posto con possibilità di incontrare i tuoi ‘simili’.

Psicologa e Viaggiatrice. Giro il Mondo e studio la personalità dei viaggiatori! Ho visitato più di 75 paesi molti dei quali da sola. Per me il viaggio è uno strumento di crescita personale. Ho creato questo sito per tutti quelli che amano viaggiare da soli o che vorrebbero iniziare a farlo. Ho pubblicato: Il Bello di Viaggiare da Soli: guida al travel coaching per ottenere il massimo da noi stessi edito Feltrinelli.

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